la meccanica emozionale nel Trading


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(leggi anche questo mio post del Settembre 2010:
The Trading Mind - il funzionamento della mente nel trading )

La strada del Trading è disseminata di cadaveri di persone o per quel che resta di loro, di potenziali Zombie che pensavano o ancora pensano che il trading sia una sorta di autostrada a pagamento verso il successo o la ricchezza.
Il Trading è una vera e propria professione, in tutto e per tutto al pari delle altre più conosciute e "rispettate" e come tale, per farlo, si richiede lo stesso rigore e diligenza e dedizione che si richiede nelle altre professioni.
Ecco quindi che per fare trading sono necessarie competenze che ci permettono di affrontare il mercato. Non ci si improvvisa trader solo perché si hanno soldi su un conto con qualche Broker o perché possiamo osservare il mercato tramite piattaforme di analisi da casa. Il trading è una professione e come per ogni professione non ci si improvvisa, ma si devono sviluppare delle COMPETENZE
Queste competenze sono di 2 tipi:

-TECNICHE (analisi del mercato attraverso logiche di interpretazione del mercato)
-PSICOLOGICHE (saper gestire la propria persona e le proprie emozioni al fine di realizzare ciò che la tecnica ci suggerisce)

Ipotizzare di fare Trading prescindendo anche solo da una di queste due componenti significa dirigersi verso il FALLIMENTO e l’ INSUCCESSO ASSICURATO
E’ credenza comune che la differenza tra successo ed insuccesso nel trading risieda nella scelta della tecnica utilizzata, nella metodologia di analisi, nellapiattaforma o nel Trading System utilizzato.
La grandissima maggioranza di chi fa trading dedica un enorme dispendio di energie nel «cercare» la componente tecnica che possa renderli vincenti. Non a caso i forum di trading trattano per oltre il 90% del loro materiale pubblicato di strumenti e tematiche legate all’aspetto tecnico del trading.
In realtà la tecnica non è affatto il fattore discriminante che porta al successo, ma al massimo è quel fattore che facilita il SUCCESSO, ma non lo determina.
Come in qualsiasi professione diversa dal trading e come la realtà generalizzata dei professionisti ci dimostra, la differenza viene fatta dal singolo e da come egli riesce ad applicare/enfatizzare la tecnica appresa rendendola nelle sue mani uno
STRUMENTO VINCENTE.
Qualsiasi professionista di successo è tale in quanto è un tipico esempio di unione tra le sue competenze tecniche e le sue capacità umane. Lui è il BINOMIO «vincente» frutto del MIX unico dato da ciò che Lui è unito con ciò che Lui sa.
Questo è evidente nel trading, specie quando si fa del Trading Simulato.
Cos’è che discrimina il paper Trading rendendolo di norma profittevole rispetto al trading con denaro reale tale da renderlo così difficile, spesso trasformando ciò che in «simulato» è profittevole, in qualcosa di sistematicamente perdente ?
Perché quando simuliamo abbiamo successo mentre quando facciamo seriamente, sbagliamo ?
Queste solo alcune verità oggettive che pochi si soffermano ad indagare e ancora meno cercano il modo per risolvere, cercando le soluzioni al di fuori di se stessi con nuovi indicatori, nuove metodologie o nuovi trading system.

Al corso affronteremo diversi argomenti inerenti queste tematiche, tra cui:
-Come le emozioni influiscono nel processo di trading
-In che modo le emozioni alterano la nostra capacità razionale
-Che rapporto di forza esiste tra mente emotiva e mente razionale
-Come si formano i pensieri nella mente
-La biologia evolutiva che ci ha portato ad essere ciò che oggi siamo
-La biologia è più forte della volontà razionale (è nel nostro DNA)
-La mente emotiva domina la mente razionale biologicamente
-La velocità di risposta della mente emotiva è 6 volte superiore della risposta della mente razionale
-Cos’è il «rapimento emotivo»
-Cos’è il «Corto circuito emotivo»
-Perché la CONCENTRAZIONE non può nulla contro la mente emotiva ?
-Perché lo «Stato di Flusso» o «FLOW» o «ZONA» o «ZONE»
è marginale e subordinato alla mente emotiva ?(vedi nota a fondo articolo)
-Come comportarsi per gestire tutte queste tematiche
-Come sviluppare nel tempo un percorso auto ri-educativo che ci supporti e ci agevoli nel trading
-Come imparare a gestire ed educare da soli la propria emotività giorno per giorno.

Esistono processi biologici che legano la mente emotiva con le reazioni che il corpo manifesta e che la mente produce che permettono di ri-educare le nostre emozioni al fine di renderle funzionali al nostro volere.
E’ possibile attuare un percorso di ri-educazione strutturato per imparare a gestire e riconoscere le emozioni e gli stati emotivi che ci ostacolano al fine di sopirli o ancora meglio di far si che assecondino il nostro volere e che quindi enfatizzino il nostro risultato.
La scienza moderna grazie alle ultime tecnologie ha dimostrato che la mente emotiva è in grado di agire come un moltiplicatore delle performance che l’uomo vuole attuare o al contrario, se la mente emotiva è in contrapposizione al nostro volere, ne limita fortemente le possibilità di realizzo anche quando il risultato è facilmente ottenibile.
Conoscere le dinamiche che regolano l’attività della mente, le gerarchie dei processi funzionali ed i meccanismi che la mente attua seguendo un ordine biologico sviluppato in milioni di anni di evoluzione che in nessun modo può essere sovvertito in quanto appartenete al nostro DNA umano, ci permette di SAPERE in che MODO AGIRE al fine di correggere ciò che ci ostacola.
Attraverso questi processi di ri-educazione possiamo far si che il nostro trading sia quanto più rispondente alle tecniche da noi utilizzate, prive di condizionamenti emotivi che ne limitino o peggio ne sabotino la realizzazione.



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Note in merito alla relazione tra "STATO di FLUSSO" e trading enfatizzato da alcuni che sostengono sia la "via" per raggiungere "grandi performance".

Lo stato di flusso è ampiamente studiato in particolar modo in ambito sportivo professionistico in quanto una corretta preparazione mentale aiuta ad ottenere performance di elevato livello relative all’atleta che si accinge alla prestazione.
Il problema in questo contesto è che non viene considerata una enorme differenza tra l’ambito sportivo e l’attività di trading sui mercati finanziari da chi ne enfatizza le possibilità di utilizzo, differenza che risiede nella sostanziale diversità di prospettive tra gesto atletico ed operazione finanziaria.
Lo sportivo, qualsiasi sia la sua disciplina, è sempre consapevole di cosa lo attende nel suo gesto atletico, quale percorso sciistico, quale distanza di corsa deve percorrere, quale buca golfistica deve affrontare, quanti e quali piattelli a cui sparare nel tiro al volo, ecc…ecc….
La difficoltà dello sportivo risiede nel suo gesto atletico che può essere più o meno performante, più o meno sopra/sotto le sue possibilità atletiche (lo stato di flusso è sempre relativo a se stesso e mai assoluto), ma mai la difficoltà risiede nella conoscenza a priori del terreno di gioco.
Il trader invece, pur conoscendo la sua tecnica anche perfettamente, si trova ad operare in una condizione di ambiente mutevole, incerto, non conosciuto a priori, in cui è il mercato che decide e modifica continuamente il «terreno di gioco». Quindi per quanto il trader sia ben focalizzato sulla sua metodologia, per quanto sia centrato mentalmente con il mercato, la sua operatività rimane comunque frutto di eventi statistici che possono concretizzarsi sia positivamente (successo dell’operazione) che negativamente (operazione chiusa in perdita).
Il trader, pur essendo in stato di flusso, potrebbe senza alcun problema realizzare una serie di operazioni tutte negative in quanto non sarebbe lui a non essere allineato con il mercato, ma sarebbe la sua metodologia che per quanto ben applicata dal trader, risulterebbe in quel contesto ed il quel frangente comunque fallimentare e quindi portatrice di perdite.

In quest’ottica, lo stato di flusso non può nulla nella determinazione del risultato operativo.

Vi è inoltre un ulteriore aspetto che viene sottostimato in ambito di applicazione del concetto di flusso inerente il trading, ovvero la capacità di mantenere in modo durevole e nel tempo la concentrazione, prerogativa quest’ultima necessaria e fondamentale per entrare nello stato di flusso.
E’ dimostrato infatti che la concentrazione mentale è una capacità che coinvolge gli emisferi cerebrali cognitivi, razionali e che tale capacità di concentrazione, oltre ad essere subordinata alla componente emotiva, come abbiamo ampiamente analizzato in precedenza, non è stabile nel tempo, ma oscilla in fasi alterne.
Tipico esempio di questo lo abbiamo con «l’indice di distrazione» (distraction Index) ideato e studiato da Albert Einstein il quale sosteneva che era estremamente difficile anche per lui, pur essendo altamente allenato in questo e come tutti sappiamo dotato di capacità intellettive "decisamente superiori alla media", riuscire a mantenere la concentrazione focalizzata per più di 42 minuti.
Considerando quindi che l’attività di trading si svolge nell’arco di una giornata lavorativa e che non siamo noi a definire quando operare, ma la nostra metodologia in funzione di ciò che offre in quel momento il mercato (è il mercato che mi offre solo in determinati momenti la possibilità di operare, a prescindere dalla mia volontà di farlo in quel momento), risulta assai evidente che il concetto di flusso, facilmente applicabile negli eventi sportivi, risulta decisamente inconsistente quando applicato al trading quotidiano.

Lo sportivo conosce sia il QUANDO sia il DOVE dare il meglio di sé. Il suo problema è relativo solo al COME fare per dare il meglio di sé.
Il trader non conosce né il QUANDO né il DOVE, ma conosce solo il COME dare il meglio di sé.

E’ evidente quindi che i presupposti sono sostanzialmente diversi tra sportivi e traders e che le due discipline non possono essere accomunate

La mancanza di conoscenza a priori dell'ambiente in cui si andrà ad operare e soprattutto del modo in cui questo ambiente si presenterà agli occhi del trader, è il presupposto base per innescare uno stato emotivo tipico dell'attività di trading, ovvero l'ANSIA relativa all'esito dell'operazione e la PAURA di ciò che non si conosce a priori che oltre ad essere dei potentissimi inibitori della capacità di concentrazione, sono riconosciuti dallo stesso scopritore della stato di flusso (Mihaly Csiksezentmihalyi) come fattori emotivi assolutamente NON propedeutici per raggiungere tale stato mentale. Il grafico pubblicato dallo stesso studioso dimostra nei fatti che in stati di ansia come anche di paura è quasi impossibile raggiungere lo stato di flusso (vedi lato sinistro dei grafici - Anxiety e Worry).



Non da ultimo inoltre, è studiato e provato da studi psichiatrici e psicologici in merito a tale argomento che il denaro e quindi tutti i processi che possono provocare la sua potenziale perdita, sono fautori di altri meccanismi fortemente inibitori che destabilizzano la percezione di sé del soggetto, delle sue credenze in merito a sé stesso ed alla sua identificazione sociale.
Interessante quanto riportato da "Claudio Widmann nel - IL DENARO COME SIMBOLO: ASPETTI PSICODINAMICI E CLINICI" oppure in
"il DENARO IN TESTA - dello psichiatra Vittorino Andreoli - Rizzoli Editore":

Il denaro motivazionale
Nelle civiltà economicamente avanzate il denaro costituisce uno dei maggiori agenti motivazionali. Prima di trovare conferme sperimentali (Bustreo e Zatti, 2007), questa costatazione empirica trovò
innumerevoli espressioni nelle narrazioni archetipiche. Non si contano le fiabe, i racconti o i film che narrano peripezie indicibili per raggiungere un tesoro e ancora più numerose sono le vicende
reali di uomini che dedicano la vita e le migliori energie al ”fare soldi”. In quanto simbolo, il denaro può rappresentare le motivazioni più disparate: comperare una casa o andare in discoteca, accumulare risparmi o aumentare i consumi. L’adagio secondo cui “sono i soldi a muovere il mondo” dice con quale ampiezza esso agisca da motivazione.
In quanto agente motivazionale, denuncia la rilevanza delle singole motivazioni e il valore che ciascuno assegna alle cose; le analisi di spesa segnalano se i bisogni alimentari contano più o meno dei
bisogni di immagine, rivelano se un’azienda riserva più importanza alla ricerca o alla promozione, se un paese in via di sviluppo attribuisce priorità alla cultura o agli armamenti. Un sondaggio giornalistico condotto negli USA svelò che il 23% degli intervistati (una persona su quattro!) è disposto a commettere un omicidio per diecimilioni di dollari, sapendo di farla franca. E’ un dato sconcertan-te, che parla del valore concreto che viene attribuito alla vita e al rispetto altrui; ma è ancora più sconcertante che quotidianamente vengano commessi crimini per molto meno di diecimilioni di dollari e senza alcuna certezza di farla franca. Osservazioni di questo tipo mettono a nudo la pochezza delle motivazioni di molte persone.
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Il denaro potente
Appropriandosi del denaro, l’uomo contemporaneo ne acquisisce le proprietà simboliche, esattamente come, appropriandosi di un oggetto-mana, l’uomo arcaico ne acquisiva la forza numinosa. La ricerca sperimentale ha ripetutamente confermato che la disponibilità di denaro influenza la percezione di sé e degli altri (Belk, 1988); nel suo superadditum sono compresi elementi di imponenza, superiorità, eccezionalità, importanza. Attraverso un meccanismo di identificazione la ricchezza del denaro si trasferisce simbolicamente al soggetto che lo possiede, consolida la sua immagine e incrementa la sua sicurezza. Fenomenologicamente, vale il principio enunciato da Viederman (1997) secondo cui: “io sono il mio denaro”. Se ciò incrementa la solidità personale, espone anche ai rischi di inflazione psichica. Sul piano individuale, negli stati maniacali atteggiamenti di grandeur personale procedono in parallelo con atteggiamenti di grandeur economica. Sul piano collettivo si ravvisa una stretta connessione fra la grande inflazione economica che colpì la Germania nei primi anni Venti e l’inflazione psichica che divampò poco dopo, alimentando in Germania il mito del superuomo, della superiorità razziale e di una Germania al di sopra di tutto (Deutschland über alles).
L’auto-percezione di forza e importanza si accompagna caratteristicamente a vissuti di potere personale. L’affinità fra denaro e potere è un dato accessibile all’esperienza comune e confermato da interessanti affinità linguistiche. Il termine ‘facoltà’, per esempio, indica sia l’ammontare dei beni, sia le possibilità di una persona ed è stato accertato statisticamente che il possesso di denaro procede in parallelo conferisca maggiore potere sociale (Ferrari e Romano, 1999).
Se la relazione fra denaro e pulsioni di potere è chiara, merita però essere chiarita l’essenza psicologica di questa pulsione. La mitologia attribuisce ad Alessandro Magno l’affermazione che “al potente conviene anzitutto vincere se stesso più che il proprio nemico”; la psicologia precisa che la volontà di potenza è determinazione nel superare gli ostacoli interni, le proprie debolezze e le proprie limitazioni, non a dominare gli altri. Volontà di potenza è un voler-diventare-più-forti, un volersi accrescere e realizzare le proprie potenzialità; è volontà di singolarizzarsi (Adler, 1912). La funzione simbolica del denaro attiva la volontà di singolarizzarsi in molte forme: nell’autocontrollo finalizzato al risparmio, nella determinazione giovanile di fare carriera, nell’intraprendenza di fondare una nuova impresa, nel coraggio di emigrare verso paesi più ricchi. In queste e in altre forme il denaro costella la potenza accrescitiva dello spirito umano.

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E’ evidente quindi che la potenziale perdita di denaro, influisce sulla stabilità emotiva del soggetto e ne innesca meccanismi di ansia e paura che minano la percezione di sé stesso e delle certezze materiali e psichiche che circondano la vita di ciascun uomo.

La mia personale conclusione quindi, in seguito ad una attenta analisi oggettiva del fenomeno e consapevole dell'influenza ed ingerenza della mente emotiva sulla mente razionale, è che lo Stato di Flusso è difficilmente raggiungibile durante l'operatività di trading. E' risaputo infatti che anche traders di professione che lavorano per istituzioni finanziarie professionali in qualità di istituzionali, pur operando con soldi non propri, ma di proprietà dell'istituzione, sono soggetti a fortissimi stress emotivi che li inducono spesso in errori tipici che li accomunano con il trader retail (da casa). La letteratura in materia è piuttosto ricca di storie di questo tipo.












Sostenere quindi che lo Stato di Flusso possa permettere di raggiungere grandi performance inerenti il trading, ritengo personalmente essere cosa priva di fondamento per mancanza di presupposti base necessari. Non a caso lo Stato di Flusso è ampiamente studiato ed osservato in ambito sportivo e NON in ambito finanziario e questo non credo sia dovuto ad una disattenzione del personale finanziario e dei coach manager finanziari adibiti a monitorare il team di traders sotto la loro supervisione.